Angelus, 9 settembre 2018.
In occasione del decennale dell’esplosione del CERN di Ginevra.
Leggi tuttoDiscorso del Presidente Donald Trump alla Nazione
10 Settembre 2018
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Angelus, 9 settembre 2018.
In occasione del decennale dell’esplosione del CERN di Ginevra.
di David Resetti
[Domenica 9 settembre, mezzogiorno. Il sole splende su piazza san Pietro. Tra pochi minuti dovrebbe iniziare l’Angelus. La regia televisiva inganna l’attesa alternando lenti zoom sulla finestra bardata dal drappo scarlatto, e inquadrature che cercano di non far notare come piazza san Pietro sia piena soltanto a metà. Il commentatore della TV nazionale, un anziano vaticanista dalla voce bassa e narcotica che lascia lunghe pause tra un intervento e l’altro, giustifica lo spettacolo abbastanza misero spiegando che ci sono più di trenta gradi: Roma è ancora un forno, nonostante i primi acquazzoni di settembre. In realtà si tratta di una vista ormai consueta: sempre più persone abbandonano la religione ufficiale, ed è ormai normale che a seguire l’Angelus, una celebrazione piuttosto routinaria, vi siano soltanto poche migliaia di persone.
Tra il pubblico, peraltro, si nota anche qualche faccia lunga e dei cartelli di protesta, retti da piccoli drappelli sparsi di manifestanti attorno al quale i fedeli lasciano un anello di vuoto imbarazzato. Le inquadrature cercano di impedire la lettura dei loro manifesti, ma si intuisce che riguardano i due principali scandali che tormentano la Chiesa Cattolica, le sue posizioni controverse verso gli H.E.R.O.es e le accuse di pedofilia, recentemente rinfocolate da un dossier pubblicato sulla stampa nazionale. I pochi H.E.R.O.es presenti sono confinati in un settore della piazza particolarmente sorvegliato: all’ingresso, informa il commento audio, tutti i pellegrini sono stati fatti passare da un rilevatore Shephard e gli Z-attivi sono smistati lì per motivi di sicurezza. Fra loro c’è anche una comitiva di circa cinquanta persone che a mo’ di segno distintivo indossa sulle spalle un fazzoletto giallo. La telecamera indugia su quel gruppo proprio mentre i suoi membri si alzano in piedi e iniziano a sventolare esultanti i loro foulard, poi stacca sulla finestra dello studio papale. Si solleva un boato contenuto, seguito da un lungo vocio e da alcune urla, subito messe a tacere dalla security e dalla massa dei pellegrini.
Il rumore in piazza è stato causato dall’apparizione del Santo Padre, che saluta con aria assorta i fedeli. Ormai da anni nessuno vede più uno di quei larghi sorrisi per cui era noto ai tempi in cui era solo il chiacchieratissimo arcivescovo di Buenos Aires. Anche il suo aspetto si è fatto pallido ed emaciato, fin dai giorni della sua turbolenta elezione. La finestra dello studio del Papa, dopo il ripetersi di alcuni spiacevoli episodi – spiega il vaticanista, leggermente imbarazzato, mentre la telecamera inquadra Sua Santità – è protetta da un vetro plastico indistruttibile e quasi invisibile progettato appositamente dalle industrie Omniplast. Il logo della multinazionale appare infatti, discreto ma visibile, nell’angolo in basso a destra della finestra, apparentemente sospeso nel vuoto. Il Papa alza la destra, in segno di benedizione o forse come dimessa richiesta di silenzio: dopo qualche attimo, finalmente cala il silenzio.]
Cari fratelli e sorelle, buongiorno.
Il brano di questa mattina mi è particolarmente caro: un sordomuto va da Gesù, che lo porta in un posto appartato, lo tocca con fango e saliva e pronuncia solo una parola, “Effatà”, cioè “Apriti”. L’uomo riacquista i suoi sensi, e Gesù prega lui e i suoi di non diffondere la notizia di quel miracolo. Non è certo la prima volta che invita i suoi discepoli alla discrezione, e che opera prodigi di nascosto e quasi controvoglia, spinto dalla Sua misericordia a fare qualcosa che pure crede sarebbe meglio evitare. Ma perché Gesù non vuole diventare famoso per i suoi miracoli? Perché non li usa per dimostrare che è davvero Figlio di Dio?
Perché Lui non è venuto per fare miracoli, ma per portare la Salvezza. E la Salvezza non significa scorciatoie che eliminano i problemi, ma la possibilità di dare un senso alla vita: non è il fatto di fare miracoli a renderlo Figlio di Dio, ma il fatto di avere parole di Vita Eterna. Credo che questo sia diventato dolorosamente evidente: dieci anni fa, la Terra è stata devastata da un incidente che ha reso i miracoli quasi quotidiani. Ciò che Gesù faceva duemila anni fa, oggi è poca cosa: guarire le malattie, trasformare l’acqua in vino, camminare sull’acqua, persino risor… [La piazza è completamente muta, mentre il Papa si interrompe per un attimo.] Ciò ha forse portato più felicità? Viviamo forse in un mondo più gioioso, più giusto, più buono, ora che i miracoli sono cosa di tutti i giorni? No, certo. Qualcuno dei nostri confratelli si è lasciato ingannare dallo splendore di quelle manifestazioni, e crede di vedere in esse un segno divino; altri, invece, considerano ciò che è avvenuto un pericolo per la Fede, qualcosa da combattere. Solo pochi vedono i nostri fratelli H.E.R.O.es per ciò che sono: nostri fratelli, con i nostri limiti e le nostre virtù. Essi meritano il nostro amore, ed è dovere di noi cristiani accoglierli. [Dal settore degli H.E.R.O.es si alza un grido di giubilo. Si sente scandire il nome del Papa, e viene inquadrato un allegro sventolìo giallo. Non tutti gli altri settori di pubblico sembrano ugualmente entusiasti.]
Eppure, mantenere la barra dritta è difficile: molti di noi si sono macchiati di colpe per cui io stesso mi vergogno, e molti fedeli del nostro gregge si sono allontanati verso altri credi più moderni, perché dicono che la Chiesa non ha previsto ciò che è avvenuto, non sa darne una spiegazione, o comunque offre una visione dell’uomo superata dai tempi. Abbiamo dovuto rispondere con paterna severità a chi, tra di noi, ha cercato di dividerci, e questo non ha aiutato a far capire il nostro messaggio. Ma io vi dico…
[Gli altoparlanti iniziano improvvisamente a gracchiare e fischiare, tanto da costringere il Santo Padre a interrompersi. Lo stesso vale per il segnale televisivo. I maxischermi in piazza e le TV iniziano a mostrare una serie di disturbi statici. Poi appare qualcosa: un uomo coperto di vesti bianche e dorate, dal volto coperto, si affaccia a un riquadro di cartone, comica imitazione della finestra da cui parlava il Papa. Apre un grande libro, riccamente decorato, e inizia a declamare la lettura del Vecchio Testamento di oggi. L’audio della sua voce è particolarmente distorto.]
Cari fratelli e sorelle, buongiorno del giudizio.
Il brano di questa mattina mi è particolarmente caro. Dal libro del profeta Isaia: “Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a… salvarvi».
[L’uomo si interrompe e guarda in camera: è facile immaginare un sorriso sotto la maschera candida. La registrazione si ferma, poi si riavvolge e ripete in loop solo un versetto: “Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina… Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina… Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina…” Dopo quasi un minuto le immagini della TV nazionale tornano a piazza san Pietro, ma la scena è radicalmente cambiata: Il Papa è scomparso dalla finestra, e il vetro protettivo ha ora al suo centro il segno di un grande colpo, cui il materiale Omniplast ha resistito con grande fatica. Al centro della piazza, degli H.E.R.O.es con dei fazzoletti gialli sul viso hanno attaccato prima gli altri H.E.R.O.es accanto a loro, e ora stanno massacrando i fedeli e la sicurezza. I poliziotti stanno cercando di organizzarsi, estraendo armi pesanti dalle camionette, ma un uomo tra gli insorti si dirige verso di loro e con un gesto della mano lancia qualcosa che fa subito detonare i motori dei mezzi d’assalto, uccidendo molti uomini in divisa e altrettanti civili. Il microfono del commento televisivo è aperto, ma il vaticanista sembra essersi allontanato per parlare in modo molto concitato con qualcuno, rendendo impossibile capirne le parole. Le urla invadono la piazza.
Poi il segnale video scompare, sostituito prima da un monoscopio e un fischio acuto e poi da uno schermo nero. Solo per un attimo il collegamento video ritorna, e piazza san Pietro sembra un mattatoio, inquadrata da una telecamera fissa e un po’ storta probabilmente abbandonata dall’operatore: tra i molti corpi si notano però anche vari terroristi dal fazzoletto giallo. Per qualche motivo, pare che morti e moribondi siano attratti in qualche modo da qualcosa fuori inquadratura, al centro della piazza: si nota appena che si sta formando un grande cumulo di carne umana che sta inseguendo tutti i superstiti, per lo più tra gli insorti ma coinvolgendo anche poliziotti e civili che non sono riusciti a fuggire. Poi il segnale torna a oscurarsi per almeno dieci minuti.
D’improvviso, la regia televisiva torna in onda. La piazza è spettralmente vuota, salvo innumerevoli macchie di sangue sul porfido, sulle sedie rovesciate e sulle balaustre divelte. Poche persone si aggirano per quello scenario apocalittico, per lo più uomini in divisa e completo tattico. Le camionette stanno ancora bruciando. Il commentatore, persa la sua aplomb, a un tratto grida con agitazione “Eccolo, cazzo! È lui, è il Papa!” e nel vetro danneggiato della finestra appare per un attimo il Santo Padre, come a rassicurare la piazza ormai vuota che sta bene. Ha gli occhi sbarrati.]
L’Angelus… l’Angelus per oggi è rimandato, vi invito a farlo nelle vostre comunità, tra voi… Vi rivolgo il mio invito a farvi operatori di pace, e in questa terribile ricorrenza vi esorto a pregare per le vittime de… Dell’esplosione di Ginevra e per i loro cari… E… E per me… E confidate sempre nel potere di Dio che ci protegge… Andate in pace, e… E buon pranzo…
[Il Santo Padre scompare; dietro di lui sembra di intravedere un’ombra bassa, con gli occhiali. Poi il programma termina, e prima di passare all’edizione straordinaria del telegiornale vengono trasmessi circa trenta minuti di materiale d’archivio dai programmi di varietà degli anni ’70.]
Discorso del Presidente Donald Trump alla Nazione
10 Settembre 2018
di Nicola Santagostino
[Washington DC, 10 settembre 2018.
Lo Studio Ovale era impestato di strani effluvi, atti forse a coprire gli aromi di vizi proibiti, ma questo non importava a Jeremy, lui era lì solo per svolgere il suo compito e il suo compito era
registrare il messaggio del Presidente alla nazione. Erano trascorsi 10 anni da quando quel reattore in Svizzera era esploso piallando del tutto un pezzo di Europa e scagliando in giro particelle
impazzite che avevano cambiato per sempre la storia del mondo, le particelle Z. “Il Presidente sta per entrare”. Il silenzio tombale venne spezzato solo dalle imprecazioni di quel
buffo ometto dai capelli color carota che sentenziò: “Mettete un cazzo di cuscino sulla sedia, ho le chiappe doloranti, e non certo perché mi piace prenderlo nel culo come a te!
AHAHAHAAHAHAHA” la pacca sulla natica alla guardia alla sua sinistra non aiutò certo a rompere il clima di imbarazzo. “Eh no belli miei, al vecchio Donald piace solo la figa! La figa è la
massima espressione dell’american way e dell’uomo che si è fatto da solo eh! Se sei uno che sta sulla vetta? Vagonate! Se sei un nerd? Beh diciamo che comunque da solo ti continui a fare…LE
SEGHE! AHAHAHAHAHAHAHAHA!” La ricerca di cameratismo del Presidente cadeva su orecchie sorde, tutti rispondevano solo con risate di circostanza. “Vabbè dai, facciamo questa
stronzata Jimmy!”. Jeremy non voleva contraddire il Presidente, era abbastanza noto per i suoi sbalzi di umore, soprattutto da quando Lady Doll, ops Lady Liberty, lo aveva accalappiato e messo
al guinzaglio, sì insomma, era diventata la sua First Lady.
“Presidente stiam per partire. 3.2.1.” Il cambio di Trump fu repentino, era comunque un uomo da palcoscenico, il discorso sarebbe andato in diretta sia a reti unificare che sulla rete, un ricordo
dovuto ai 10 anni da quel giorno che cambiò tutto.]
“Cari cittadini americani e cari cittadini del mondo, oggi è un giorno importante poiché ad oggi sono passati 10 anni dalla fatidica esplosione che ha segnato per sempre il nostro pianeta,
esplosione che ha cancellato la Svizzera dalle cartine d’Europa, oltre a causare danni secondari a paesi storicamente nostri alleati e che, come abbiamo sempre fatto fin dalla Seconda Guerra
Mondiale, abbiamo aiutato nella riscostruzione. Perchè è questo che rende grande il nostro paese, ricordiamolo sempre, non importa quanti problemi possano saltare fuori per colpa degli errori altrui, l’America sarà sempre al loro fianco per aiutarli a rimettersi in piedi. Abbiamo vissuto anni duri, anni difficili, complice anche la scarsa capacità dei miei predecessori di potersi adeguare ad un mondo dove esseri dotati del potenziale di una bomba atomica camminano per strada. Il vostro attuale Presidente, cari cittadini, invece di preoccuparsi di applicare folli politiche suicide di stampo socialista si è occupato di salvaguardare la più grande democrazia al mondo. Ahahahah! Scusate mi sono dimenticato di essere in mondovisione, ma il cuore mi si riempe di orgoglio quando quando parlo della mia amata America. Dicevo: lo scoppio del Cern può avere drammaticamente segnato lo scenario europeo e può anche aver lasciato un segno indelebile nella nostra fiducia verso gli eroi, ma sapete cosa vi dico? Che i veri eroi esistono e siamo noi tutti, noi tutti esseri umani!” Quelle precise parole del Presidente non erano certamente state pronunciate a caso “Per dieci anni abbiamo sopportato i capricci e le ipocrisie di persone che si reputavano migliori solo perché la fortuna le aveva premiate, ma quando mi guardo intorno sapete cosa vedo? Milioni, anzi miliardi, di esseri umani che ogni giorno lottano contro i veri problemi del mondo, uomini e donne che si impegnano per arrivare a fine mese, che si spezzano la schiena e che vedono il loro successi schiacciati da chi? Da un Paco qualunque che ha avuto la fortuna di pescare il biglietto della lotteria Z! Che senso ha quindi al giorno d’oggi impegnarsi, studiare, lavorare quando un qualsiasi imbecille senza neanche un po’ di impegno può superare i migliori atleti, i più grandi Nobel…”
[Le parole di Trump si facevano sempre più accese e cariche d’odio quando all’improvviso a Jeremy sembrò che la stanza girasse su se stessa in maniera folle e che i suoi sensi si distorcessero come se fosse dentro un’enorme lavatrice durante la centrifuga. E strafatto di acidi. Anche il Presidente sembrava essere afflitto dalla stessa condizione, mentre le sue guardie erano immobili, impassibili, ai suoi occhi sembrava quasi fossero degli automi… “Sei stato un servo molto cattivo Donnie”, la suadente voce di Lady Liberty riempiva la stanza “La tua padrona non è per nulla contenta e con lei anche la nostra Regina”. Jeremy sudava freddo mentre intensi conati di vomito sembravano soffocarlo. In poco tempo il contenuto del suo stomaco decise di prendere una boccata d’aria, andando ad insudiciare uno dei preziosi tappeti dello Studio Ovale. Lady Liberty/Lady Doll/Lady Pain era sempre stata lì, nascosta tramite chissà quali mezzi e ora stava sgridando l’uomo più potente al mondo che piagnucolava come un bambino sorpreso a rubare i biscotti; la scena di lei, fasciata in uno dei completi rosa alla Jacqueline Kennedy che tanto amava sfoggiare in pubblico, con il dito puntato come una maestra che disciplina uno scolaretto irruento aveva un che di buffo e raccapricciante allo stesso tempo. “Ma…padrona…” “No, Donnie, lo sapevo che di te non mi potevo fidare e questa sera dovrò punirti duramente, per fortuna la tua padrona sa che sei un ometto ridicolo e quindi ho preso le mie precauzioni, abbiamo dovuto usare un video Deep Fake, come già
altre volte, ma sai come sono generosa, mi piace sempre offrire possibilità.” “Graz..” “Non ti ho detto che puoi parlare! In quanto a noi…” il suo sguardo si diresse verso le guardie che accennarono un sorriso divertito, per poi rivolgersi verso Jeremy “Pinco Pallo e Panco Pillo, o come vi chiamate, pulite lo schifo che ha fatto il nostro amico qua e cercate di coprire l’odore, credo di essermi lasciata andare un po’ troppo, e tu, piccolo cucciolo, non ti preoccupare, la mia Regina ha sempre bisogno di nuovi individui che sappiano maneggiare una videocamera.”
Sfumata al nero.
Titoli di coda.
Tutti ridono.]